Proseguendo il nostro cammino alla scoperta dei compositori italiani di musica da film c’è un nome, arrivati a questo punto, davvero imprescindibile se si vuole conoscere approfonditamente la storia e i protagonisti di questo affascinante mondo.
Nato a Carpi il 24 dicembre del 1916, Carlo Rustichelli – questo l’autore che andremo a scoprire da oggi – è tra i più prolifici ed eclettici compositori di musica applicata alle immagini. Nel corso della sua carriera ha composto più di cinquecento partiture che hanno accompagnato pellicole d’ogni estrazione: dal cinema popolare allo spaghetti western, dal poliziottesco al giallo-noir, dalla commedia all’italiana ai film drammatici e d’impegno.
Se dovessimo immaginarci allenatori della nazionale italiana degli autori di colonne sonore Rustichelli avrebbe indubitabilmente un posto da titolare.
Nato e cresciuto nelle terre emiliane dove tutt’oggi è vivissimo il culto del melodramma verdiano, Rustichelli si avvicina casualmente alla musica, quando, ancora bambino, entra a far parte del coro della propria parrocchia.
Inizia a strimpellare il violoncello, per poi passare al pianoforte, strumento con il quale si diploma presso l’accademica filarmonica di Bologna. Qualche anno più tardi raggiunge Roma per perfezionarsi in composizione sotto la guida del M° Cesare Dobici.
Ma il giovane Carlo, all’epoca, guardava con più ambizione al ruolo di direttore d’orchestra, che a quello di compositore. E infatti il vero inizio della sua carriera di musicista è segnato da una serie di tournee per dirigere numerose opere liriche nei teatri della provincia modenese.
Tuttavia qualche anno prima, quand’era ancora poco più che un ragazzo, gli capitò di doversi improvvisare pianista nella sala cinematografica della sua città per fare da commento ai film muti che venivano proiettati. Questa stimolante attività deve evidentemente aver esercitato su di lui un’influenza a livello inconscio.
Terminati gli studi, infatti, per quelle strane combinazioni della vita, Rustichelli si accosta al cinema come compositore ed è proprio qui che il suo estro artistico darà i risultati migliori.
A metà degli anni quaranta fa un incontro destinato a cambiare per sempre la sua vita: quello con il regista genovese Pietro Germi. È grazie alle sue opere che Rustichelli scrive alcune delle più memorabili pagine musicali della storia del cinema italiano, ancora oggi fonte d’ispirazione per molti giovani compositori.
A partire dal 1945 Rustichelli collabora con Germi in tutte le sue realizzazioni cinematografiche fino alla prematura scomparsa del regista, avvenuta nel 1974. In questi anni vedono la luce grazie alla vincente intesa stabilitasi fra i due, una serie di opere il cui connubio musica-immagini è fra i primi posti al mondo.
Attraverso la musica Rustichelli ha l’incredibile potere di suggerire allo spettatore gli stati d’animo dei protagonisti, di affrescare ambienti e atmosfera, di approfondire i risvolti emotivi della storia con una gamma di soluzioni e invenzioni che non solo non scivolano mai nella banalità, ma che anzi arrivano ad essere un elemento narratologico a sé stante tanta è l’influenza che esercitano su chi osserva.
Un’influenza, si badi bene, mai invadente. Anche perché non sarebbe nello spirito dell’autore, che ha da sempre definito il suo lavoro, come un lavoro «artigianale», dunque modesto e senza pretese di prevaricazione. Piuttosto sembra che la sua musica voglia accompagnare la trama, prenderla per mano e cingerla con forza solamente nei momenti cruciali.

Nella puntata odierna, come ormai di consueto per la nostra rubrica, abbiamo individuato un trittico di brani musicali tratti da tre importanti film di Germi. I primi due, Divorzio all’italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964), sono tratti da due amare commedie ambientate in Sicilia, mentre il terzo, Signore e signori (1966) racconta l’ambiguo mondo della borghesia veneta.
Nonostante la distanza geografica, il fine di Germi resta il medesimo: smascherare le storture e le ipocrisie di queste realtà locali attraverso una critica feroce e pungente dei loro costumi.
Per farlo si avvale ovviamente del contributo non indifferente di Rustichelli, che riesce a comporre motivi calzanti e perfettamente calati nei contesti messi in scena.
In Divorzio all’italiana l’elemento tragico prende forma in una tarantella dominata dal contrappunto degli archi che concedono spesso punte di sagace umorismo; Sedotta e abbandonata, che trasuda di sicilianità anche grazie all’utilizzo frequente del mandolino, solletica corde malinconiche e a tratti grottesche molto care al compositore; in Signori e signore, invece, si ascolta una musica più festosa e spensierata, ma non per questo meno potente ed evocativa: attraverso di essa, infatti, il musicista abbozza un ritratto caricaturale piuttosto vivace dei veneti e degli scandali da cronaca rosa che li coinvolgono.
Una selezione, quella odierna, forzatamente parziale, ma che siamo convinti possa rappresentare al meglio il temperamento sanguigno di Carlo Rustichelli, uno dei maggiori protagonisti italiani del mondo della musica da film.
Oggi, attraverso il cinema di Pietro Germi, ve ne diamo la prova. Buon ascolto!